Un luogo pienamente inclusivo, in cui ci sia spazio per tutti. Un sistema in cui ogni studente, indipendentemente dalla disabilità o dalla differenza, è benvenuto e sostenuto e dove tutti gli studenti apprendono insieme e sviluppano a pieno le loro potenzialità – scolasticamente, socialmente ed emotivamente. Un luogo che rispetta e valorizza la diversità e prepara tutti gli studenti a essere membri delle comunità nelle quali lavoreranno e vivranno. Questa è la scuola a cui tutti gli studenti hanno diritto, compresi quelli con sindrome di Down e altre disabilità.
Perché parlare di inclusione in Italia, se siamo stati il primo paese al mondo a chiudere le scuole speciali oltre 40 anni fa e tutto il mondo ci riconosce il ruolo di pionieri nel riconoscimento di questo fondamentale diritto umano?
Nel 1977, con un atto molto audace abbiamo messo fine alla pratica discriminatoria di segregare gli studenti con disabilità chiudendo le scuole speciali – ne rimangono poche oggi, oltre il 96% di studenti con disabilità sono educati in classi regolari insieme ai loro coetanei.
Eppure, nonostante le leggi e le politiche progressiste dell’Italia in materia e decenni d’integrazione, c’è ancora del lavoro da fare per garantire un’educazione davvero inclusiva per ogni alunno. Fino a quando non si realizzerà questo obiettivo, le possibilità di alcuni bambini continueranno a essere compromesse e la minaccia di regredire all’istruzione segregata rimane presente.
Uno dei problemi è che l’approccio iniziale dell’Italia, che ha preceduto la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità di quasi 3 decenni, era basato sull’idea di “integrazione”. Il General Comment n. 4, che è un documento di orientamento delle Nazioni Unite sul diritto all’educazione inclusiva, chiarisce la differenza tra “integrazione” e “inclusione”:
• “L’integrazione è un processo di collocamento delle persone con disabilità nelle strutture educative esistenti, a condizione che possano adeguarsi ai requisiti standard di tali istituzioni”
• “L’inclusione comporta un processo di riforma sistemica che richiede cambiamenti e modifiche nel contenuto, metodi di insegnamento, approcci educativi, strutture e strategie per superare le barriere. L’obiettivo è fornire a tutti gli studenti della fascia di età un’esperienza di apprendimento equa e partecipativa in un ambiente che risponda al meglio alle loro esigenze e preferenze.”
Il concetto di integrazione si basa inoltre su un “modello medico” di disabilità, che inquadra la disabilità come qualcosa che dobbiamo “aggiustare”, per rendere le persone con disabilità più simili alle persone non disabili. Nel contesto scolastico, ciò si è tradotto nell’idea che il “problema” è la disabilità dello studente, e non in che modo l’ambiente risponde alla disabilità. Non abbiamo fatto abbastanza per garantire che i contesti scolastici diventassero accessibili e veramente inclusivi nei confronti della diversità umana presente nella popolazione studentesca.
L’inclusione, invece, riconosce e abbraccia la diversità come legittima e obbliga la scuola a garantire che siano accessibili e inclusivi per ogni studente.
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